"Tempi moderni" - prima parte

Renata Usiglio: il ritratto di una donna appassionata di arte e di vita
"Il motivo più profondo del collezionista può essere forse così circoscritto: egli intraprende una lotta contro la dispersione. Il grande collezionista originariamente è colpito dalla confusione, dalla frammentarietà cui versano le cose di questo mondo. Il collezionista riunisce ciò che è affine, in tal modo può riuscirgli di dare ammaestramenti sulle cose in virtù della loro affinità eo della loro successione nel tempo".Walter Benjamin in Parigi capitale del XIX sec. Progetti appunti materiali.

Le sue stesse parole, tratte dall'introduzione ad una mostra tenutasi a Firenze ne 19.. bastano a descrivere Renata Usiglio e la sua fede verso l'arte realista. Non solo, capiamo bene come anche le parole di Benjamin trovino riscontro nella Collezione La Colonna: una raccolta di opere animata dal sentimento, dalla ricerca di nuovo, dalla ricerca di vero e di ordine. Le opere qui presentate sono una piccola parte della collezione in nostro possesso, ma bastano a coinvolgere lo spettatore in riflessioni più ampie, fuori dal tempo. Come non concordare sulla mancanza di mordente dei giovani artisti, che hanno abbandonato taccuino e matita, che non rispondono più alla vita che accade. Osservano, astraggono, non partecipano. A tal proposito la Usiglio scrive: "non trovo affatto ridicola la partecipazione diretta degli artisti, agli eventi che turbano la vita nazionale, se davvero essi ne rimangono colpiti; mi pare invece ridicolo che oggi nessuno senta più lo stimolo a occuparsi di sinistrati o di mondine".

Le parole di Renata Usiglio completano l'esposizione, sono il filo rosso che lega pennelli diversi, anime singole accorate nel sentimento di riscatto. Il Realismo è questione di emotività, trasmette sensibilità e umanità, gioie e bisogni, apre alle angosce dell'anima. "Il movimento pittorico è nato in tempi di ideali entusiasmi, che della situazione mondiale ha subito le fluttuazioni e le involuzioni. Le frequenti sollecitazioni ideologiche e politiche, nel loro movimento di flusso e riflusso hanno interferito, talvolta in modo nocivo, sullo sviluppo di una corrente che portava in sé tale ricchezza di fermenti da autorizzare la fiducia nella sua affermazione più certa".

"Bisogna anche tener conto delle zone sane della nostra cultura, in cui non si teme di esser fuori moda e dove i termini di tradizione e di tradizionale non hanno significato di peggiorativo; e in cui si tiene conto del fatto, storicamente provato, che l'arte per essere universale ha dovuto sempre essere interprete delle idee e dei sentimenti degli uomini" Renata Usiglio.

Il lavoro
Il I maggio è un giorno simbolico, un giorno in cui gli inni alla vita, al rispetto, alla lotta, al lavoro si fondono in un unico coro. La festa dei lavoratori, riconosciuta ufficialmente dalla Seconda Internazionale di Parigi nel 1889 è stata negli anni il momento di celebrazione dei valori della società: il rispetto per il lavoro e per i lavoratori, il rispetto per l'opera dell'uomo. Sanguinose lotte hanno portato al riconoscimento della giornata di Festa Internazionale del Lavoro che annualmente celebriamo. La festa dei lavoratori è nata dapprima come movimento spontaneo, solo successivamente le organizzazioni sindacali hanno coordinato le azioni di piazza. In Italia, fu proprio in occasione I maggio del 1890, il primo anno dopo l'ufficializzazione della festa, che ci fu la prima mobilitazione nazionale di lavoratori. Il richiamo alla giustizia, alla legalità, al rispetto, confluì nelle strade delle città italiane.

"Il I maggio gli operai di tutto il mondo coscienti dei loro diritti lasceranno il lavoro per provare che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità razza e linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel volere migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora" recitava così il proclama diffuso a Napoli i giorni precedenti la prima manifestazione, e a dispetto delle aspettative e delle drastiche misure di sicurezza messe in campo dal governo Crispi, la festa fu un successo.

Negli anni il momento celebrativo si è evoluto, dalle battaglie sindacali di rivendicazione delle "otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire", alle battaglie per l'aumento delle paghe, per l'ammissione e l'equiparazione dei salari uomo - donna, fino alle lotte per la parità dei sessi e per il suffragio universale: il I Maggio nasce e vive come una rivendicazione di diritti a tutto tondo. Per tale ragione è doveroso non dimenticare il passato, non sottovalutare il presente e ciò che la memoria ci insegna. Celebrare questa giornata consapevoli del suo senso, significa porgere omaggio per prima cosa a noi stessi, al nostro valore e al valore del nostro lavoro, ai nostri diritti di cittadini del mondo.  


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